La Metafora dell'Uomo nella Ghiacciata Landa Oscura - (primizie di febbraio)

La metafora dell'uomo nella ghiacciata landa oscura

Questo articolo è estratto dal sermone del 31 gennaio 2016 - oratore: pastore Alessandro Lilli.

«Ci svegliamo sorvolando un mondo ghiacciato, a bordo di un aereo in fiamme che sta per schiantarsi tra i ghiacciai. Non sappiamo come ci siamo finiti. Su quell'aereo in fiamme ci siamo trovati e basta. Non sappiamo quando ci siamo saliti. Ma una cosa sappiamo: ci stiamo sopra e stiamo precipitando. Ci rendiamo conto che la nostra vita ormai è un implacabile conto alla rovescia. Chiediamo i soccorsi via radio ma più giriamo la manopola per cercare un segnale più ci rendiamo conto che nessuno risponde. Quando siamo sull'orlo della disperazione, ad un tratto la radio a bordo dell'aereo comincia a gracchiare. Una voce inaspettata. Ci chiama per nome ma noi non la conosciamo. E' una voce amica ed è la voce di uno sconosciuto. Non sappiamo perché si stia interessando a noi ma sembra che voglia salvarci e questo è l'importante. La voce di questo sconosciuto, mai sentita prima, non conosce solo il nostro nome ma tutti i dettagli di questa drammatica situazione: la voce ci dice come siamo finiti su quell'aereo, perché ci siamo finiti e cosa fare per scenderne. Così la voce dello sconosciuto ci indica un portellino da aprire con dentro un paracadute da indossare, dandoci anche le istruzioni su come lanciarci giù dall'aereo per scampare ad una morte certa, segnata. A noi il vuoto non piace. Ma se vogliamo vivere dobbiamo ubbidire a quella voce, che inoltre ci dice che i soccorsi ci localizzeranno e trarranno definitivamente in salvo, solo il giorno dopo. Così riusciamo a catapultarci fuori e atterriamo, felici ed increduli di essere scampati alla sorte  certa dell'aereo che continua a volare all'orizzonte verso un destino segnato, ringraziando il cielo per il provvidenziale soccorso, inaspettato, di quella voce amica, che senza apparenti ragioni si è prodigata per salvarci la vita. Ci sentiamo incredibilmente felici. Ci diamo pizzicotti sulle guance, ci tocchiamo gambe, mani, costole verificando che tutto sia a posto: tutto ciò che era condannato a morte senza alcuna speranza fino a qualche minuto prima, ora è completamente e perfettamente salvo, integro e vivo.

Ora però siamo in  mezzo ad un  ghiacciaio. Siamo salvi e lo siamo in maniera completa e perfetta. Ogni cosa è al suo posto. Ci sentiamo come fossimo nati per una seconda volta. La nostra salvezza è perfetta e completa ma… non ancora definitiva. Lo diventerà solo quando i soccorsi promessi via radio dalla voce, arriveranno traendoci in alto a bordo di un ulteriore aereo appositamente mandato. Questo però non accadrà prima di aver passato una gelida notte all'addiaccio: se non ci sbrigheremo ad accendere un fuoco si dirà che siamo scampati alla morte di un aereo in fiamme per andare a morire di freddo in una landa desolata. Affinché la nostra salvezza sia resa da perfetta a “definitiva”, da ora a “per sempre”, è necessario che quel fuoco rimanga acceso fino all'arrivo dei soccorsi. Il segreto della nostra vita per ora è stato gettarsi con quel paracadute, ma il segreto della nostra vita per sempre, sarà tenere acceso quel fuoco. Pena: morire di freddo, perché quel vento gelido e quella landa ci sono ostili. Ma non solo alla nostra vita ma a tutto ciò che ci tiene in vita: quella terra è ostile al nostro fuoco. Tutto congiura affinché quel fuoco si spenga. Il vento, il ghiaccio, la notte, il freddo. Siamo completamente e perfettamente salvi ma non ancora definitivamente e per sempre salvi. Ciò avverrà solo quando saliremo a bordo dell'aereo previsto per il giorno dopo. Prima di quel momento, il nostro perfetto e completo stato di salute sarà direttamente collegato allo stato di salute di quel fuoco.

Come cristiani siamo stati liberati dalla certezza della morte. Ma non siamo stati liberati dall'insidia della morte. Perché? Perché viviamo ancora in una terra ostile, con ghiaccio, vento e poca luce. Per salvarci, dovremo passare la notte. Vigilando sul nostro fuoco. E quel fuoco a volte si ingrandirà, altre diminuirà, altre ancora sarà una brace, ma finché ci scalderà abbastanza saremo ancora salvi; ma più la sua fiamma si abbasserà, più l'insidia della morte si avvicinerà e basterà sonnecchiare un momento di più per morire ibernati e non essere trovati vivi all'alba del giorno dopo, quando i soccorsi passeranno per una salvezza definitiva.

Così è per la nostra fede in Cristo, che dopo esser stata il paracadute con cui ci lanciamo donandoci salvezza completa e perfetta dovrà trasformarsi in un fuoco che dovrà continuare ad ardere contro le insidie della ghiacciata landa oscura, fino al tempo della salvezza definitiva, quando il Signore, dopo il buon combattimento, trattici in salvo per sempre, ci saluterà con “Ben hai fatto mio servo fedele, entra nella gioia del Tuo Signore”».

Ebrei 3:14 Noi infatti siamo divenuti partecipi di Cristo, a condizione che riteniamo ferma fino alla fine la fiducia che avevamo al principio.

09 febbraio 2016
Pastore Alessandro Lilli
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